Architettura

Il progetto originario, a suo tempo approvato dagli organi comunali, prevedeva un certo numero di servizi all’interno del complesso che ne avrebbero senza dubbio migliorato ulteriormente la vita.
Proprio vicino alla chiesa erano previsti: un centro sociale con biblioteca, un cinema e un magazzino generale che avrebbe servito tre nuclei di negozi alimentari dislocati in altrettanti punti strategici del quartiere; sono stati costruiti, invece, quasi contemporaneamente alle abitazioni, gli edifici adibiti all’istruzione: scuola materna, elementare e media.
Erano previsti, inoltre, tre capienti silos da autorimessa ai tre punti principali di accesso; la mancanza di posti auto al coperto ha suscitato non poche polemiche negli ultimi anni in quanto le aree a parcheggio esistenti sono diventate sempre più insufficienti.

Questo paesaggio unitario si direbbe sintetizzato nelle forme organiche e plastiche dell’edificio sacro di S. Ignazio di Loyola.
Curò la progettazione del complesso parrocchiale l’architetto Mario Baciocchi. La scelta di utilizzare lo stesso materiale, il laterizio, per le sue facciate, già collega epidermicamente la chiesa con tutto il complesso.
L’opera occupa un’area leggermente spostata dal centro geometrico del quartiere, d’altra parte la cornice di case e negozi che la circondano e le attività collegate ad essi le conferiscono un’importanza tale per cui ne risulta sottolineati la funzione di polo princi-pale. Sorge infatti fra un gruppo di case basse in modo che la sua dimensione di severa torre medievale domini sul circondario. La facciata è infatti imponente e chiusa, con strette feritoie verticali aperte direttamente nella muratura, come pure gli accessi al nartece, semplicemente sottolineati da cornici sempre in mattone. Da poco tempo la facciata si è arricchita di una croce di acciaio inossidabile posta nella posiziona originale di progetto.
Il complesso parrocchiale, purtroppo, appare incompleto rispetto all’originario progetto del suo ideatore.
Manca infatti il campanile che avrebbe occupato un posto a sé sul lato est. L’illustrazione dello schizzo del progetto originale mostra infatti come questo motivo architettonico avrebbe giovato positivamente alle proporzioni stesse della chiesa e di tutta la piazza antistante. Il verticalismo della facciata è sottolineato quindi solo da due profonde rientranze ai lati di esse creando un netto contrasto di ombre con la grande superficie piana.

Questa imponenza e rigidezza medievale del fronte trova una pausa sui lati, in cui le lunghe diagonali della copertura rimettono in discussione la lettura stessa di questa architettura. Indagando più a fondo, infatti, si possono trovare archetipi tipici della architettura industriale, quali la classica copertura ”a shed”, qui enfatizzata e ingrandita, con la superficie vetrata che fa piovere una morbida luce diffusa sulla zona dell’altare; questa scelta permette di avere ampi spazi e una campata unica, con soluzioni e nodi strutturali di chiaro ricordo industriale. Sono anni in cui vi era molto interesse attorno a questo tema, anni di grande sviluppo edilizio ed industriale, quindi anche involontariamente le scelte progettuali potevano risentire di questa atmosfera.
Al momento del suo progetto non si pensò certamente alle difficoltà economiche nazionali presentatesi negli anni successivi e questo pesò molto sul completamento di molte parti della chiesa.
Queste sono, oltre al campanile, tutte le finiture interne ed esterne: come si rileva da descrizioni sui disegni originali, erano previste vetrate colorate, bassorilievi e mosaici.
Il suo impianto plastico però non risente molto di questa situazione, anzi viene maggiormente in evidenza, non distratto da decorazioni che a volte rischiano di compromettere la chiara leggibilità delle strutture.
Fu volontà della gente della comunità presente, stimolata dal Parroco, a volerla pian piano completare, a vederla sempre più simbolo di vita attiva di comunità cristiana del quartiere.

Lo spazio della grande navata unica racchiude in sé tanti piccoli episodi che lo arricchiscono e lo completano. Qui giocano un grosso ruolo le quinte dei muri interrotte intelligentemente dai grandi finestroni verticali; i tagli di luce e le ombre che ne risultano si muovono sulle grandi superfici delle pareti modellandole plasticamente.
La sua dimensione in pianta è tale da accogliere circa 1000 fedeli, ben proporzionata quindi per una comunità qual’è quella del quartiere Feltre; questo grande volume si anima e si trasforma con la gente, che si dispone in maggioranza nella grande navata centrale. Una buona parte trova posto anche ai lati dell’altare. Questo fa in modo che il tradizionale impianto a ”croce latina” di tutte le chiese dal passato sia ancora presente, anche se un vero e proprio transetto non esiste o perlomeno non è molto ben definito da precise forme architettoniche. La sua lettura si scorge solo da qualche disegno in pianta.
Vista specialmente fuori dagli orari delIe grandi funzioni, si riesce ad apprezzare come un grande spazio possa comunque aiutare al raccoglimento; specialmente in queste ore, quando al suo interno entra solo la luce naturale cha si ammorbidisce sulle grandi pareti, da poco omogeneamante rivestite, si ha la sensazione di grande respiro e di pace. Entrando si è subito proiettati verso la grande parete concava ove vi è la statua lignea del Cristo, che traccia idealmente l’asse principale del tempio. Ciò costituisce un altro elemento geometrico compositivo, senza dubbio di carattere mistico, presente anche nella maggior parte degli esempi di architettura sacra della storia.