Nell’ottobre del 1960 il cardinale G.B. Montini scriveva ad un nostro parrocchiano da poco arrivato in quartiere: ”Ho ricevuto il suo scritto del 15 corrente. Ella ha ragione. Ma la chiesa in via Feltre, a Dio piacendo, sorgerà e forse presto. Il quartiere avrà subito conoscenza del progetto e del sacerdote incaricato di mandarlo ad effetto.
Raccomandiamo l’uno e l’altro all’aiuto dei buoni cittadini del quartiere stesso e tutti li benedico”.

Dopo pochi giorni anche il parroco di S. Gottardo in Milano scriveva ai suoi fedeli: ”Se la vita a volte impone il distacco dalle cose e dalle persone è necessità che ciò avvenga anche nella vita parrocchiale; ma quando questa necessità si fa presente tanto meglio è, quanto più il distacco avviene per un fine di grande interesse”.

Invitato a fondare una nuova parrocchia don Luigi Borotti non esitava un momento ad accettare. Non impreparato alla fatica, fatto maturo dagli anni, temperato dalla esperienza, affrontava il nuovo compito con tanta fiducia e tanta energia.

Gli stessi giovani del suo oratorio lo accompagnavano nell’avventura sollecitando la collaborazione delle famiglie e degli amici: ”l’affetto che portiamo al nostro assistente ci spinge a chiedere una preghiera perché il Signore gli dia con larghezza le grazie necessarie al suo nuovo ministero e una offerta che gli permetta di edificare almeno una cappella provvisoria”.
Confortato dagli amici il nostro parroco riusciva a trovare un piccolo appartamento in via Rombon 21, dove il 9 luglio si sistemava con papà Emilio che allora contava 74 anni.

Vivere in mezzo alle famiglie, far parte delle loro vicende, sentire i capricci del bambino e comprendere l’allegria della famiglia del piano superiore in occasione dell’ultimo dell’anno, fa aprire gli occhi sull’umano che sta vicino, aiuta a capirlo nella sua concretezza fino ad uscire dai propri schemi per entrare uomo tra gli uomini ed assumere il loro stesso linguaggio.

Sorgeva nel frattempo la chiesa prefabbricata di legno, a tre navate, su un’area ottenuta in precario. Sembrava la capanna del presepe soffocata dai grandi fabbricati che le facevano ala. Era piccola, modesta, ma era la casa del Signore. Così il primo S. Natale al Quartiere Feltre fu celebrato con la S. Messa officiata da don Luigi della Notte Santa. Era il primo radunarsi dei fedeli arrivati che ancora non si conoscevano, poiché mancavano spazi e luoghi di aggregazione.

Fortunatamente, sperduta nella piazza informe, la prefabbricata era già richiamo all’unità di un popolo, attuazione dell’apertura del Card. Montini, grande animatore delle chiese nuove, attento e premuroso verso la gente della periferia: “costruire una chiesa nei nuovi quartieri è un prezioso servizio a tutta la comunità che vi abita indipendentemente dalla sua posizione religiosa, perché siamo certi che la casa di Dio non è luogo privato che separa i credenti dai non credenti, né un privilegio concesso a una minoranza; ma è realmente un segno e un richiamo per un ideale più grande, per una maggiore larghezza di cuore e aiuto a ciascuno ad essere più uomo, più fraterno, più coraggioso nel proprio impegno per una società giusta e serena”.
Memorabile la venuta del Cardinale tra noi il Natale 1961, di buon mattino a celebrare la S. Messa recando un grosso cesto di doni per i piccoli e un calice per la parrocchia.

A venticinque anni, la vigilia della Epifania del 1985, viene in parrocchia il Card. C.M. Martini con ”una visita un po’ imprevista e improvvisa che mi è nata così nel cuore…”.
”…È molto bello per me incontrarvi così in tanti in un giorno come questo che è solenne per la festa della Epifania e anche per la convergenza dell’anno venticinquesimo dall’inizio della messa celebrata qui da don Luigi la notte del Natale 1960.

Coincide anche per me, con domani, il quinto anno della della mia ordinazione episcopale ed è per me molto bello essere qui con voi a vedere don Gaetano, che è uno dei preti che debbo ordinare tra poco e che rappresenta per me il futuro.
Esprimo a voi la mia congratulazione, la mia gioia per come questa parrocchia, in questa vita ancora breve si è formata. Voi avete fatto uno splendido cammino.
Qui è nata una vera comunità”.