Papa Francesco, Giuda e noi

Nell’omelia della messa dell’8 aprile 2020 a Santa Marta, Papa Francesco è stato commovente nel modo con cui ha parlato di Giuda. Ha detto che ogni uomo deve scegliere tra Dio e il denaro. Così è stato per Giuda che il Signore aveva chiamato ad essere suo discepolo. Lui era debole nel discepolato, però Gesù lo amava. Ma Giuda amava i soldi e questo lo ha portato a tradire. Gesù però mai gli dice “traditore”, anzi gli dice “amico”. Il Papa si è chiesto che cosa sia il mistero di Giuda e si è risposto “non so”. Ha poi aggiunto che don Primo Mazzolari lo spiega bene questo mistero. Poi si è chiesto se Giuda sia all’Inferno e si è risposto “non so. io guardo al capitello”. Ha continuato dicendo che il diavolo è entrato in Giuda. Il diavolo è un mal pagatore. Ti promette tutto, ma alla fine ti lascia solo, il diavolo ti lascia nella disperazione come ha lasciato Giuda nella disperazione. Ha poi concluso dicendo: pensiamo ai tanti Giuda che ci sono oggi e al piccolo Giuda che ognuno di noi ha dentro di sè. Ognuno di noi ha la capacità di tradire, di scegliere per i propri interessi, di scegliere per i soldi. Giuda dove sei? Tu, il piccolo Giuda che hai dentro, dove sei?

Francesco ha fatto riferimento a un capitello della basilica di Vèzelay, in Borgogna, dedicata a santa Maria Maddalena, che sorge sulla via che porta a Santiago di Compostela. Una chiesa dalla perfetta architettura romanica ben conservata, meta di pellegrinaggi nel Medio Evo, con migliaia di persone che venivano a invocare misericordia guardando all’esempio della donna che aveva incontrato la profonda compassione di Cristo ed era stata prima testimone della sua resurrezione. In alto, sul primo capitello a destra per chi entra, c’è una scultura poco conosciuta, anche a motivo dell’altezza a cui è posta, circa venti metri dal suolo. Una scultura che vista da vicino colpisce e sconcerta. Da un lato si vede Giuda impiccato, con la lingua di fuori, circondato dai diavoli. La sorpresa arriva dall’altro lato del capitello. Si vede un uomo che porta sulle spalle il corpo di Giuda. Quest’uomo ha una strana smorfia sul volto: metà bocca appare corrucciata, l’altra metà sorridente. L’uomo veste la tunica corta ed è un pastore. È il Buon Pastore che porta sulle sue spalle la pecora perduta, la centesima pecora per cercare la quale ha lasciato le altre 99. L’artista che ha scolpito la scena e il monaco che l’ha ispirata ha voluto rappresentare qualcosa di estremo ipotizzando che anche Giuda vi sia stata salvezza.

A commento di questa immagine, Papa Francesco ha citato un’omelia che don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo, tenne il Giovedì Santo del 1958, dedicata proprio a «Giuda, il traditore». «Povero Giuda – aveva esordito il sacerdote – Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!”».

«Amico! Questa parola – continua Mazzolari – che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli sono diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro».